«Oggi adorazione notturna. Non ho potuto parteciparvi a causa della mia debole salute, tuttavia prima di addormentarmi mi sono unita alle suore che erano in adorazione. In un’ora fra le quattro e le cinque sono stata svegliata all’improvviso, ho udito una voce che mi invitava ad unirmi alle persone che erano in adorazione in quel momento. Ho conosciuto che fra le adoratrici c’era un’anima che pregava per me. Quando mi sono immersa nella preghiera sono stata trasportata in ispirito nella cappella ed ho visto Gesù esposto nell’ostensorio. Invece dell’ostensorio ho visto il Volto adorabile del Signore. Ed il Signore mi ha detto: «Quello che tu vedi nella realtà, queste anime lo vedono per mezzo della fede. Oh, quanto mi è gradita la loro grande fede! Vedi che, sebbene in apparenza non ci sia in Me traccia di vita tuttavia in realtà essa è in tutta la sua pienezza ed essa è racchiusa in ogni Ostia. Però perché io possa agire in un’anima, l’anima deve aver fede. Oh, quanto mi è gradita la fede viva!»
SANTA MARIA FAUSTINA KOWALSKA, Diario, Roma, Editrice Libreria Vaticana 2015, p.743-744 (n.1419-1420).
S. Faustina ci insegna che l’adorazione eucaristica ha una forza di Grazia tale da superare il limite di coloro che fisicamente sono in adorazione: ecco perché possiamo unirci spiritualmente a coloro che ora, anche in questo momento, mentre stai leggendo, sono davanti al Ss. Sacramento in adorazione.
È la forza incontenibile dell’adorazione perpetua.
C’è solo un argine invalicabile che rinchiude l’adorazione rendendola sterile: la fragilità della nostra fede, se non la sua inconsistenza. Una fede sepolta nei propri sentimenti, agonizzante in un’anima piena di sé stessa che non riconosce Cristo, nostro Signore, Colui davanti al quale tremano cieli e terra, vivo e vero nella pienezza della sua divinità nell’Eucaristia. «Però perché io possa agire in un’anima, l’anima deve aver fede».
La fede è virtù teologale, non possiamo darcela da noi, è dono totalmente gratuito dell’Altissimo. Noi però possiamo chiederla, implorarla, perché ne riconosciamo tutta l’urgenza per la nostra vita, come il bene più prezioso. Quando in un’anima regna la fede, una solida roccia custodisce nella pace il suo intimo più profondo: è l’abbraccio vivo di Cristo, dal cui amore nulla e nessuno può separarci. Più permettiamo a Dio di far crescere in noi la fede, più ne sentiamo viva l’esigenza, più ci riconosciamo bisognosi, poveri. Quando, al contrario, la fede è data per assodata, scontata, posseduta senza più gratitudine e stupore, allora giace come un cadavere mummificato in una angolo dimenticato del nostro spirito. La fede non è la presunzione di una appartenenza, è l’abbraccio vivo di Colui che amiamo: Cristo nostro Signore. Ecco perché abbiamo imparato a chiedere innanzitutto, in una preghiera vibrante, la nostra conversione: tutto il resto è conseguenza.
L’adorazione ha come unico scopo glorificare Dio con quell’impeto di gratitudine commossa e traboccante che contraddistingue chi ha accolto il suo dono di amore, salvezza e redenzione, il riscatto definitivo dalla schiavitù del male, dell’oscurità e della morte. Dono che sgorga copioso dal sacrificio della Croce, di cui l’Eucaristia è testimonianza reale e viva.
L’adorazione perpetua genera dunque un monastero spirituale: gli adoratori sono uniti in questa comunione che abbraccia tutte le ore del giorno e della notte, così come l’adorazione perpetua abbraccia ogni ora del giorno e della notte. Una Presenza che non ci abbandona mai, nonostante le nostre cadute, le nostre miserie, i travagli che affliggono la nostra vita, valle di lacrime.
L’adorazione perpetua è il porto sicuro cui trovare riparo e conforto nelle tempeste della vita: la Presenza di Cristo Signore, viva e vera, diventa l’esperienza viva e vera nel suo amore, segno della sua promessa: «Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» Mt 28,20.
GESÙ CONFIDO IN TE🙏🙏🙏🙏